Niccol Machiavelli

Dell'arte della guerra


 Libro primo
(continuazione)

         COSIMO Se noi desideravamo prima di udirvi ragionare di queste cose, veramente quello che infino ad ora ne avete detto, ne ha raddoppiato il disiderio; pertanto noi vi ringraziamo di quel che noi avemo avuto, e il restante vi domandiamo.
         FABRIZIO Poich cos vi in piacere io voglio cominciare a trattare questa materia da principio, acci meglio s'intenda, potendosi per quel modo pi largamente dimostrare. Il fine di chi vuole fare guerra potere combattere con ogni nimico alla campagna e potere vincere una giornata A volere far questo, conviene ordinare uno esercito. A ordinare lo esercito, bisogna trovare gli uomini, armargli, ordinargli, e ne' piccoli e ne' grossi ordini esercitargli, alloggiargli, e al nimico di poi, o stando o camminando, rappresentargli. In queste cose consiste tutta la industria della guerra campale, che la pi necessaria e la pi onorata. E chi sa bene presentare al nimico una giornata, gli altri errori che facesse ne' maneggi della guerra sarebbono sopportabili; ma chi manca di questa disciplina, ancora che negli altri particolari valesse assai, non condurr mai una guerra a onore; perch una giornata che tu vinca, cancella ogni altra tua mala azione; cos medesimamente, perdendola, restono vane tutte le cose bene da te avanti operate. Sendo pertanto necessario prima trovare gli uomini, conviene venire al deletto di essi, ch cos lo chiamavano gli antichi; il che noi diremmo scelta, ma, per chiamarlo per nome pi onorato, io voglio gli serviamo il nome del deletto. Vogliono coloro che alla guerra hanno dato regole, che si eleggano gli uomini de' paesi temperati, acci ch'egli abbino animo e prudenza; perch il paese caldo gli genera prudenti e non animosi, il freddo animosi e non prudenti. Questa regola bene data a uno che sia principe di tutto il mondo e, per questo, gli sia lecito trarre gli uomini di quegli luoghi che a lui verr bene, ma volendo darne una regola che ciascun possa usarla, conviene dire che ogni republica e ogni regno debbe scerre i soldati de' paesi suoi, o caldi o freddi, o temperati che si sieno. Per che si vede, per gli antichi esempli, come in ogni paese con lo esercizio si fa buoni soldati; perch, dove manca la natura, sopperisce la 'ndustria, la quale in questo caso vale pi che la natura. Ed eleggendogli in altri luoghi, non si pu chiamare deletto, perch deletto vuol dire torre i migliori d'una provincia e avere potest di eleggere quegli che non vogliono, come quegli che vogliono, militare. Non si pu pertanto fare questo deletto se non ne' luoghi a te sottoposti, perch tu non puoi torre chi tu vuoi ne' paesi che non sono tuoi, ma ti bisogna prendere quelli che vogliono.
         COSIMO E' si pu pure di quelli che voglion venire, torne e lasciarne; e per questo si pu chiamare deletto.
         FABRIZIO Voi dite il vero in uno certo modo; ma considerate i difetti che ha tale deletto in s, perch ancora molte volte occorre che non deletto. La prima cosa: quegli che non sono tuoi sudditi e che voluntarii militano, non sono de' migliori, anzi sono de' pi cattivi d'una provincia; perch se alcuni vi sono scandolosi oziosi, sanza freno, sanza religione, fuggitisi dallo imperio del padre, bestemmiatori, giucatori, in ogni parte male nutriti, sono quegli che vogliono militare; i quali costumi non possono essere pi contrarii a una vera e buona milizia. Quando di tali uomini ti se ne offerisce tanti che te ne avanzi al numero che tu hai disegnato, tu puoi eleggergli; ma, sendo la materia cattiva, non possibile che il deletto sia buono. Ma molte volte interviene che non sono tanti ch'egli adempino il numero di che tu hai bisogno; tal che, sendo forzato prendergli tutti, ne nasce che non si pu chiamare pi fare deletto, ma soldare fanti. Con questo disordine si fanno oggi gli eserciti in Italia e altrove, eccetto che nella Magna, perch non si solda alcuno per comandamento del principe, ma secondo la volont di chi vuole militare. Pensate adunque, ora voi che modi di quegli antichi eserciti si possano introdurre in uno esercito di uomini messi insieme per simile via.
         COSIMO Quale via si arebbe a tenere adunque ?
         FABRIZIO Quella che io dissi: scergli di suoi soggetti e con l'autorit del principe.
         COSIMO Negli scelti cos introdurrebbesi alcuna antica forma?
         FABRIZIO Ben sapete che s, quando chi il comandasse fusse loro principe o signore ordinario, quando fusse principato, o come cittadino e, per quel tempo, capitano, sendo una republica- altrimenti difficile fare cosa di buono.
         COSIMO Perch?
         FABRIZIO Io vel dir al tempo; per ora voglio vi basti questo: che non si pu operare bene per altra via.
         COSIMO Avendosi adunque a far questo deletto ne' suoi paesi, donde giudicate voi sia meglio trarli, o della citt o del contado?
         FABRIZIO Questi che ne hanno scritto, tutti s'accordano che sia meglio eleggergli del contado, sendo uomini avvezzi a' disagi, nutriti nelle fatiche, consueti stare al sole, fuggire l'ombra, sapere adoperare il ferro, cavare una fossa, portare un peso, ed essere sanza astuzia e sanza malizia. Ma in questa parte l'opinione mia sarebbe che, sendo di due ragioni soldati, a pi e a-cavallo, che si eleggessero quegli a pi del contado e gli a cavallo delle cittadi.
         COSIMO Di quale et gli torresti voi?
         FABRIZIO Torre gli, quando io avessi a fare nuova milizia, da' diciassette a' quaranta anni; quando la fusse fatta e io l'avessi a instaurare, di diciassette, sempre.
         COSIMO Io non intendo bene questa distinzione.
         FABRIZIO Dirovvi. Quando io avessi a ordinare una milizia dov'ella non fusse, sarebbe necessario eleggere tutti quegli uomini che fussero pi atti, pure che fussero di et militare, per potergli instruire, come per me si dir; ma quando io avessi a fare il deletto ne' luoghi dove fusse ordinata questa milizia, per supplimento di essa gli torrei di diciassette anni, perch gli altri di pi tempo sarebbono scelti e descritti.
         COSIMO Dunque vorresti voi fare una ordinanza simile a quella che ne' paesi nostri.
         FABRIZIO Voi dite bene. Vero che io gli armerei, capitanerei, eserciterei e ordinerei in un modo, che io non so se voi gli avete ordinati cos.
         COSIMO Dunque lodate voi l'ordinanza?
         FABRIZIO Perch, volete voi che io la danni?
         COSIMO Perch molti savi uomini l'hanno sempre biasimata.
         FABRIZIO Voi dite una cosa contraria, a dire che un savio biasimi l'ordinanza; ei pu bene essere tenuto savio ed essergli fatto torto.
         COSIMO La cattiva pruova ch'ella ha fatto sempre, far avere per noi tale opinione.
         FABRIZIO Guardate che non sia il difetto vostro, non il suo, il che voi conoscerete prima che si fornisca questo ragionamento.
         COSIMO Voi ne farete cosa gratissima; pure io vi voglio dire in quello che costoro l'accusano, acci voi possiate meglio giustificarne. Dicono costoro cos: o ella fia inutile, e fidandoci noi di quella ci far perdere lo stato; o ella fia virtuosa, e, mediante quella, chi la governa ce lo potr facilmente torre. Allegano i Romani, i quali, mediante queste armi proprie, perderono la libert; allegano i Viniziani e il re di Francia, de' quali quelli, per non avere ad ubbidire a un loro cittadino, usano le armi d'altri, e il re ha disarmati i suoi popoli per potergli pi facilmente comandare. Ma temono pi assai la inutilit che questo. Della quale inutilit ne allegano due ragioni principali: l'una, per essere inesperti, l'altra, per avere a militare per forza; perch dicano che da grande non si imparano le cose, e a forza non si fece mai nulla bene.
         FABRIZIO Tutte queste ragioni che voi dite, sono da uomini che cognoschino le cose poco discosto, come io apertamente vi mostrerr. E prima, quanto alla inutilit, io vi dico che non si usa milizia pi utile che la propria, n si pu ordinare milizia propria se non in questo modo. E perch questo non ha disputa, io non ci voglio molto perdere tempo, perch tutti gli esempli delle istorie antiche fanno per noi. E perch eglino allegano la inesperienza e la forza, dico come egli vero che la inesperienza fa poco animo e la forza fa mala contentezza; ma l'animo e l'esperienza si fa guadagnare loro con il modo dello armargli, esercitargli ed ordinargli, come nel procedere di questo ragionamento vedrete. Ma, quanto alla forza, voi avete a intendere che gli uomini che si conducono alla milizia per comandamento del principe, vi hanno a venire n al tutto forzati, n al tutto volontarii; perch tutta la volont farebbe gli inconvenienti che io dissi di sopra: che non sarebbe deletto e sarebbono pochi quegli che andassero; e cos la tutta forza partorirebbe cattivi effetti. Per si debbe prendere una via di mezzo dove non sia n tutta forza n tutta volont, ma sieno tirati da uno rispetto ch'egli abbiano al principe, dove essi temano pi lo sdegno di quello, che la presente pena; e sempre occorrer ch'ella fia una forza in modo mescolata con la volont, che non ne potr nascere tale mala contentezza che faccia mali effetti. Non dico gi, per questo, ch'ella non possa essere vinta, perch furono vinti tante volte gli eserciti romani, e fu vinto lo esercito d'Annibale; tale che si vede che non si pu ordinare uno esercito, del quale altri si prometta che non possa essere rotto. Pertanto questi vostri uomini savi non deono misurare questa inutilit dallo avere perduto una volta, ma credere che, cos come e' si perde, e' si possa vincere e rimediare alla cagione della perdita. E quando ei cercassero questo, troverebbono che non sarebbe stato per difetto del modo, ma dell'ordine che non aveva la sua perfezione; e, come ho detto, dovevano provvedervi, non con biasimare l'ordinanza, ma con ricorreggerla; il che come si debbe fare, lo intenderete di mano in mano. Quanto al dubitare che tale ordine non ti tolga lo stato mediante uno che se ne faccia capo, rispondo che l'arme in dosso a' suoi cittadini o sudditi, date dalle leggi e dall'ordine non fecero mai danno, anzi sempre fanno utile e mantengonsi le citt pi tempo immaculate mediante queste armi, che sanza. Stette Roma libera quattrocento anni, ed era armata: Sparta ottocento, molte altre citt sono state disarmate, e sono state libere meno di quaranta. Perch le citt hanno bisogno delle armi e quando non hanno armi proprie, soldano delle forestiere; e pi presto noceranno al bene pubblico l'armi forestiere, che le proprie, perch le sono pi facili a corrompersi e pi tosto uno cittadino che diventi potente se ne pu valere; e parte ha pi facile materia a maneggiare, avendo ad opprimere uomini disarmati. Oltre a questo una citt debbe pi temere due nimici che uno. Quella che si vale dell'armi forestiere, teme ad uno tratto il forestiero ch'ella solda e il cittadino, e che questo timore debba essere, ricordivi di quello che io dissi poco fa di Francesco Sforza. Quella che usa l'arme proprie, non teme se non il suo cittadino. Ma per tutte le ragioni che si potessono dire, voglio mi serva questa: che mai alcuno ordin alcuna republica o regno, che non pensasse che quegli medesimi che abitavano quella, con le armi l'avessono a difendere. E se i Viniziani fussero stati savi in questo come in tutti gli altri loro ordini, eglino arebbono fatto una nuova monarchia nel mondo. I quali tanto pi meritano biasimo, sendo stati dai loro primi datori di legge, armati. Ma non avendo dominio in terra, erano armati in mare, dove ferono le loro guerre virtuosamente e, con l'armi in mano, accrebbero la loro patria. Ma venendo tempo ch'eglino ebbero a fare guerra in terra per difendere Vicenza, dove essi dovevano mandare uno loro cittadino a combattere in terra, ei soldarono per loro capitano il marchese di Mantova. Questo fu quel partito sinistro che tagli loro le gambe del salire in cielo e dello ampliare. E se lo fecero per credere che. Come che ei sapessono far guerra in mare, ei si diffidassono farla in terra, ella fu una diffidenza non savia; perch pi facilmente un capitano di mare, che uso a combattere con i venti, con l'acque e con gli uomini, diventer capitano di terra, dove si combatte con gli uomini solo, che uno di terra non diventer di mare. E i miei Romani, sapendo combattere in terra e non in mare, venendo a guerra con i Cartaginesi che erano potenti in mare, non soldarono Greci o Spagnuoli consueti in mare, ma imposero quella cura a' loro cittadini che mandavano in terra, e vinsero. Se lo ferono perch uno loro cittadino non diventasse tiranno, ei fu uno timore poco considerato; perch, oltre a quelle ragioni che a questo proposito poco fa dissi, se uno cittadino con l'armi di mare non si era mai fatto tiranno in una citt posta in mare, tanto meno arebbe potuto fare questo con le armi di terra. E, mediante questo, dovevano vedere che l'armi in mano a' loro cittadini non gli potevano fare tiranni, ma i malvagi ordini del governo che fanno tiranneggiare una citt; e avendo quegli buono governo, non avevano a temere delle loro armi. Presero pertanto uno partito imprudente; il che stato cagione di torre loro di molta gloria e di molta felicit. Quanto allo rrore che fa il re di Francia a non tenere disciplinati i suoi popoli alla guerra ( il che quelli vostri allegano per esemplo) non alcuno, deposta qualche sua particolare passione, che non giudichi questo difetto essere in quel regno e questa negligenza sola farlo debile. Ma io ho fatto troppa grande digressione, e forse sono uscito del proposito mio; pure lo ho fatto per rispondervi e dimostrarvi che non si pu fare fondamento in altre armi che nelle proprie, e l'armi proprie non si possono ordinare altrimenti che per via d'una ordinanza, n per altre vie introdurre forme di eserciti in alcuno luogo, n per altro modo ordinare una disciplina militare. Se voi avete letto gli ordini che quelli primi re fecero in Roma, e massimamente Servio Tullo, troverrete che l'ordine delle classi non altro che una ordinanza per potere di subito mettere insieme uno esercito per difesa di quella citt. Ma torniamo al nostro deletto. Dico di nuovo che, avendo ad instaurare un ordine vecchio, io gli prenderei di diciassette; avendo a crearne uno nuovo, io gli prenderei d'ogni et tra' diciassette e quaranta, per potermene valere subito.
         COSIMO Faresti voi differenza di quale arte voi gli scegliessi ?
         FABRIZIO Questi scrittori la fanno, perch non vogliono che si prendano uccellatori, pescatori, cuochi, ruffiani e qualunque fa arte di sollazzo; ma vogliono che si tolgano, oltre a' lavoratori di terra, fabbri, maniscalchi, legnaiuoli, beccai, cacciatori, e simili. Ma io ne farei poca differenza, quanto al conietturare dall'arte la bont dell'uomo, ma s bene, quanto al poterlo con pi utilit usare. E per questa cagione i contadini che sono usi a lavorare la terra, sono pi utili che niuno; perch di tutte l'arti questa negli eserciti si adopera pi che l'altre. Dopo questa sono i fabbri, legnaiuoli, maniscalchi, scarpellini; de' quali utile avere assai, perch torna bene la loro arte in molte cose. Sendo cosa molto buona avere uno soldato del quale tu tragga doppio servigio.
         COSIMO Da che si conoscono quelli che sono o non sono suflficienti a militare?
         FABRIZIO Io voglio parlare del modo dello eleggere una ordinanza nuova per farne di poi uno esercito; perch parte si viene ancora a ragionare della elezione che si facesse ad instaurazione d'una ordinanza vecchia. Dico, pertanto, che la bont d'uno che tu hai ad eleggere per soldato, si conosce o per esperienza, mediante qualche sua egregia opera, o per coniettura. La pruova di virt non si pu trovare negli uomini che si eleggono di nuovo e che mai pi non sono stati eletti, e di questi se ne truova o pochi o niuno nell'ordinanze che di nuovo s'ordinano. E' necessario pertanto, mancando questa esperienza, ricorrere alla coniettura, la quale si trae dagli anni, dall'arte e dalla presenza. Di quelle due prime si ragionato, resta parlare della terza, e per dico come alcuni hanno voluto che il soldato sia grande, tra i quali fu Pirro; alcuni altri gli hanno eletti dalla gagliardia solo del corpo, come faceva Cesare; la quale gagliardia di corpo e d'animo si coniettura dalla composizione delle membra e dalla grazia dell'aspetto. E per dicono questi che ne scrivono, che vuole avere gli occhi vivi e lieti, il collo nervoso, il petto largo, le braccia musculose, le dita lunghe, poco ventre, i fianchi rotundi, le gambe e il piede asciutto; le quali parti sogliono sempre rendere l'uomo agile e forte, che sono due cose che in uno soldato si cercano sopra tutte l'altre.Debbesi sopratutto riguardare a' costumi, e che in lui sia onest e vergogna, altrimenti si elegge uno instrumento di scandolo e uno principio di corruzione; perch non sia alcuno che creda che nella educazione disonesta e nello animo brutto possa capere alcuna virt che sia in alcuna parte lodevole. Non mi pare superfluo, anzi credo che sia necessario, perch voi intendiate meglio la importanza di questo deletto, dirvi il modo che i consoli romani nel principio del magistrato loro osservavono nello eleggere le romane legioni; nel quale deletto, per essere mescolati quegli si avevono ad eleggere, rispetto alle continue guerre, d'uomini veterani e nuovi, potevano procedere con la esperienza ne' vecchi e con la coniettura ne' nuovi. E debbesi notare questo: che questi deletti si fanno, o per usargli allora, o per esercitargli allora ed usargli a tempo. Io ho parlato e parler di tutto quello che si ordina per usarlo a tempo, perch la intenzione mia mostrarvi come si possa ordinare uno esercito ne' paesi dove non fusse milizia, ne' quali paesi non si pu avere deletti per usargli allora; ma in quegli donde sia costume trarre eserciti, e per via del principe, si pu bene avergli per allora, come si osservava a Roma e come si osserva oggi tra i Svizzeri. Perch in questi deletti, se vi sono de' nuovi, vi sono ancora tanti degli altri consueti a stare negli ordini militari, che, mescolati i nuovi ed i vecchi insieme, fanno uno corpo unito e buono; nonostante che gli imperadori, poi che cominciarono a tenere le stazioni de' soldati ferme, avevano preposto sopra i militi novelli, i quali chiamavano Tironi, uno maestro ad esercitargli, come si vede nella vita di Massimino imperadore. La quale cosa, mentre che Roma fu libera, non negli eserciti, ma dentro nella citt era ordinato; ed essendo in quella consueti gli esercizi militari dove i giovanetti si esercitavano, ne nasceva che, sendo scelti poi per ire in guerra, erano assuefatti in modo nella finta milizia, che potevano facilmente adoperarsi nella vera. Ma avendo di poi quegli imperadori spenti questi esercizi, furono necessitati usare i termini che io v'ho dimostrati. Venendo pertanto al modo del deletto romano, dico, poi che i consoli romani, a' quali era imposto il carico della guerra, avevano preso il magistrato, volendo ordinare i loro eserciti (perch era costume che qualunque di loro avesse due legioni d'uomini romani, le quali erano il nervo degli eserciti loro), creavano ventiquattro tribuni militari, e ne proponevano sei per ciascuna legione, i quali facevano quello uffizio che fanno oggi quegli che noi chiamiamo connestaboli. Facevano di poi convenire tutti gli uomini romani idonei a portare armi, e ponevano i tribuni di qualunque legione separati l'uno dall'altro. Di poi a sorte traevano i tribi, de' quali si avesse prima a fare il deletto, e di quello tribo sceglievano quattro de' migliori, de' quali ne era eletto uno da' tribuni della prima legione; dagli altri tre, ne era eletto uno da' tribuni della seconda legione; degli altri due, ne era eletto uno da' tribuni della terza; e quello ultimo toccava alla quarta legione. Dopo questi quattro se ne sceglieva altri quattro; de' quali, prima, uno ne era eletto da' tribuni della seconda legione, il secondo da quelli della terza, il terzo da quelli della quarta; il quarto rimaneva alla prima. Di poi se ne sceglieva altri quattro: il primo sceglieva la terza, il secondo la quarta, il terzo la prima, il quarto restava alla seconda, e cos variava successivamente questo modo dello eleggere, tanto che la elezione veniva ad essere pari e le legioni si ragguagliavano. E come di sopra dicemmo questo deletto si poteva fare per usarlo allora perch si faceva d'uomini de' quali buona parte erano esperimentati nella vera milizia e tutti, nella finta, esercitati; e potevasi fare questo deletto per coniettura e per esperienza. Ma dove si avesse ad ordinare una milizia di nuovo, e per questo a scergli per a tempo, non si pu fare questo deletto se non per coniettura, la quale si prende dagli anni e dalla presenza.
         COSIMO Io credo al tutto essere vero quanto da voi stato detto. Ma, innanzi che voi passiate ad altro ragionamento,io vi voglio domandare d'una cosa di che voi mi avete fatto ricordare, dicendo che il deletto che si avesse a fare dove non fussero gli uomini usi a militare, si arebbe a fare per coniettura; per che io ho sentito in molte parti biasimare l'ordinanza nostra, e massime quanto al numero, perch molti dicono che se ne debbe torre minore numero; di che se ne trarrebbe questo frutto: che sarebbono migliori e meglio scelti; non si darebbe tanto disagio agli uomini; potrebbesi dar loro qualche premio mediante il quale starebbono pi contenti, e meglio si potrebbono comandare. Donde io vorrei intendere in questa parte l'opinione vostra, e se voi ameresti pi il numero grande che il piccolo, e quali modi terresti ad eleggerli nell'uno e nell'altro numero.
         FABRIZIO Sanza dubbio egli migliore e pi necessario il numero grosso che il piccolo; anzi, a dire meglio, dove non se ne pu ordinare gran quantit, non si pu ordinare una ordinanza perfetta; e facilmente io vi annuller tutte le ragioni assegnate da cotestoro. Dico pertanto, in prima, che 'l minore numero dove sia assai popolo, come , verbigrazia, in Toscana, non fa che voi gli abbiate migliori, n che il deletto sia pi scelto. Perch volendo, nello eleggere gli uomini, giudicargli dall'esperienza, se ne troverebbe in quel paese pochissimi i quali l'esperienza facesse probabili, s perch pochi ne sono stati in guerra, s perch, di quegli pochi, pochissimi hanno fatto pruova mediante la quale ei meritassono di essere prima scelti che gli altri; in modo che chi gli debbe in simili luoghi eleggere, conviene lasci da parte l'esperienza e gli prenda per coniettura. Riducendosi dunque altri in tale necessit, vorrei intendere, se mi vengono avanti venti giovani di buona presenza, con che regola io ne debbo prendere o lasciare alcuno; tale che, sanza dubbio, credo che ogni uomo confesser come e' fia minore errore torgli tutti per armargli ed esercitargli, non potendo sapere quale di loro sia migliore, e riserbarsi a fare poi pi certo deletto quando, nel praticargli con lo esercizio, si conoscessero quegli di pi spirito e di pi vita. In modo che, considerato tutto, lo scerne in questo caso pochi per avergli migliori al tutto falso. Quanto per dare meno disagio al paese e agli uomini, dico che l'ordinanza, o molta o poca ch'ella sia, non d alcuno disagio; perch questo ordine non toglie gli uomini da alcuna loro faccenda, non gli lega che non possano ire a fare alcuno loro fatto, perch gli obliga solo ne' giorni oziosi a convenire insieme per esercitarsi; la quale cosa non fa danno n al paese n agli uomini, anzi a' giovani arrecherebbe diletto, perch, dove ne' giorni festivi vilmente si stanno oziosi per li ridotti, andrebbero per piacere a questi esercizi, perch il trattare dell'armi, com'egli bello spettacolo, cos a' giovani dilettevole. Quanto a potere pagare il minore numero e, per questo, tenergli pi ubbidienti e pi contenti, rispondo come non si pu fare ordinanza di s pochi, che si possano in modo continuamente pagare, che quel pagamento loro sodisfacela. Verbigrazia, se si ordinasse una milizia di cinquemila fanti, a volergli pagare in modo che si credesse che si contentassono, converrebbe dar loro almeno diecimila ducati il mese. In prima, questo numero di fanti non basta a fare uno esercito; questo pagamento insopportabile a uno stato, e, dall'altro canto, non sufficiente a tenere gli uomini contenti, ed obligati da potersene valere a sua posta. In modo che, nel fare questo, si spenderebbe assai, arebbesi poche forze, e non sarebbero a sufficienza o a defenderti o a fare alcuna tua impresa. Se tu dessi loro pi, o ne prendessi pi, tanta pi impossibilit ti sarebbe il pagargli. Se tu dessi loro meno, o ne prendessi meno, tanta meno contentezza sarebbe in loro, o a te tanta meno utilit arrecherebbono. Pertanto quegli che ragionano di fare una ordinanza, e, mentre ch'ella si dimora a casa, pagarla, ragionano di cose o impossibili o inutili. Ma bene necessario pagargli quando si levono per menargli alla guerra. Pure se tale ordine dessi a' descritti in quello qualche disagio ne' tempi di pace (che non ce lo veggo) e' vi sono per ricompenso tutti quegli beni che arreca una milizia ordinata in uno paese, perch sanza quella non vi secura cosa alcuna. Conclude che, chi vuole il poco numero per poterlo pagare, o per qualunque altra delle cagioni allegate da voi, non se ne intende, perch ancora fa per la opinione mia, che sempre ogni numero ti diminuir tra le mani per infiniti impedimenti che hanno gli uomini, di modo che il poco numero tornerebbe a niente. Appresso, avendo l'ordinanza grossa, ti puoi a tua elezione valere de' pochi e degli assai. Oltre a questo, ella ti ha a servire in fatto e in riputazione, e sempre ti dar pi riputazione il gran numero. Aggiugnesi a questo che, faccendosi l'ordinanze per tenere gli uomini esercitati, se tu scrivi poco numero di uomini in assai paese, ei sono tanto distanti gli scritti l'uno dall'altro, che tu non puoi sanza loro danno gravissimo raccozzargli per esercitargli; e sanza questo esercizio l'ordinanza inutile, come nel suo luogo si dir.
         COSIMO Basti sopra questa mia domanda quanto avete detto; ma io disidero ora che voi mi solviate uno altro dubbio. Costoro dicono che tale moltitudine di armati per fare confusione, scandolo e disordine nel paese.
         FABRIZIO Questa un'altra vana opinione, per la cagione vi dir. Questi ordinati all'armi possono causare disordine in due modi: o tra loro, o contro ad altri. Alle quali cose si pu facilmente ovviare dove l'ordine per se medesimo non ovviasse; perch, quanto agli scandoli tra loro, questo ordine gli leva, non gli nutrisce, perch, nello ordinarli, voi date loro armi e capi. Se il paese dove voi gli ordinate s imbelle che non sia, tra gli uomini di quello, armi, e s unito che non vi sia capi, questo ordine gli fa pi feroci contro al forestiero, ma non gli fa in niuno modo pi disuniti, perch gli uomini bene ordinati temono le leggi, armati come disarmati; n mai possono alterare, se i capi che voi date loro non causano l'alterazione; e il modo a fare questo si dir ora. Ma se il paese dove voi gli ordinate, armigero e disunito, questo ordine solo cagione d'unirgli, perch costoro hanno armi e capi per loro medesimi, ma sono l'armi inutili alla guerra, e i capi nutritori di scandoli. E questo ordine d loro armi utili alla guerra e capi estinguitori degli scandoli; perch subito che in quel paese offeso alcuno ricorre al suo capo di parte, il quale, per mantenersi la reputazione, lo conforta alla vendetta, non alla pace. Al contrario fa il capo publico; tale che per questa via si lieva la cagione degli scandoli e si prepara quella della unione, e le provincie unite ed effeminate perdono la vilt e mantengono l'unione; le disunite e scandolose si uniscono e quella loro ferocia, che sogliono disordinatamente adoperare, si rivolta in publica utilit. Quanto a volere che non nuocano contro ad altri, si debbe considerare che non possono fare questo se non mediante i capi che gli governono. A volere che i capi non facciano disordine, necessario avere cura che non acquistino sopra di loro troppa autorit. E avete a considerare che questa autorit si acquista o per natura, o per accidente. E quanto alla natura, conviene provvedere che chi nato in un luogo, non sia preposto agli uomini descritti in quello, ma sia fatto capo di quelli luoghi dove non abbia alcuna naturale convenienza. Quanto allo accidente, si debbe ordinare la cosa in modo che ciascuno anno i capi si permutino da governo a governo; perch la continua autorit sopra i medesimi uomini genera tra loro tanta unione, che facilmente si pu convertire in preiudizio del principe. Le quali permute quanto sieno utili a quegli che le hanno usate e dannose a chi non le ha osservate si conosce per lo esempio del regno degli Assiri e dello imperio de' Romani dove si vede che quel regno dur mille anni sanza tumulto e sanza alcuna guerra civile; il che non proced da altro che dalle permute che facevono da luogo a luogo ogni anno quegli capitani i quali erano preposti alla cura degli eserciti. N per altra cagione nello imperio romano, spento che fu il sangue di Cesare vi nacquero tante guerre civili tra'capitani degli eserciti e tante congiure da' predetti capitani contro agli imperadori, se non per tenere continuamente fermi quegli capitani ne' medesimi governi. E se in alcuni di quegli primi imperadori e di quegli poi i quali tennono l'imperio con reputazione, come Adriano, Marco Severo e simili, fusse stato tanto vedere che gli avessono introdotto questo costume di permutare i capitani in quello imperio, sanza dubbio lo facevono pi quieto e pi durabile; perch i capitani arebbero avuta minore occasione di tumultuare, gl'imperadori minore cagione di temere, e il senato, ne' mancamenti delle successioni, arebbe avuto nella elezione dello imperadore pi autorit, e per conseguente sarebbe stata migliore. Ma le cattive consuetudini, o per la ignoranza o per la poca diligenza degli uomini, n per i malvagi n per i buoni esempli si possono levare via.
         COSIMO Io non so se col mio domandare io v'ho quasi che tratto fuora dell'ordine vostro, perch dal deletto noi siamo entrati in uno altro ragionamento; e se io non me ne fussi poco fa scusato crederrei meritarne qualche riprensione.
         FABRIZIO Non vi dia noia questo; perch tutto questo ragionamento era necessario volendo ragionare della ordinanza la quale, sendo biasimata da molti, conveniva la scusassi, volendo che questa prima parte del deletto ci avesse luogo. E prima che io descenda all'altre parti, io voglio ragionare del deletto degli uomini a cavallo. Questo si faceva, appresso agli antichi, de' pi ricchi, avendo riguardo e agli anni e alla qualit dell'uomo; e ne eleggevano trecento per legione, tanto che i cavagli romani in ogni esercito consolare non passavano la somma di secento.
         COSIMO Faresti voi ordinanza di cavagli per esercitargli a casa, e valersene col tempo?
         FABRIZIO Anzi necessario; e non si pu fare altrimenti, a volere avere l'armi che sieno sue, e a non volere avere a torre di quegli che ne fanno arte.
         COSIMO Come gli eleggeresti?
         FABRIZIO Imiterei i Romani; torrei de' pi ricchi, darei loro capi in quel modo che oggi agli altri si danno, e gli armerei ed eserciterei.
         COSIMO A questi sarebb'egli bene dare qualche provvisione!
         FABRIZIO S bene; ma tanta solamente, quanta necessaria a nutrire il cavallo; perch, arrecando a' tuoi sudditi spesa, si potrebbono dolere di te. Per sarebbe necessario pagare loro il cavallo e le spese di quello.
         COSIMO Quanto numero ne faresti, e come gli armeresti ?
         FABRIZIO Voi passate in un altro ragionamento. Io vel dir nel suo luogo, che fia quando io vi ar detto come si debbono armare i fanti, o come a fare una giornata si preparano.